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Di fronte a S. Domenico è la basilica di S. Vincenzo e S. Caterina de’ Ricci, chiesa pubblica del contiguo monastero domenicano, ricostruita nel 1732-35 (forse su progetto di Girolamo Ticciati o di Giovanni Bettini). Rispetto alla semplicità degli esterni, la chiesa si presenta internamente come un luminoso, avvolgente scrigno barocchetto, nel quale decorazioni in stucco, affreschi, scagliole e rilievi marmorei compartecipano alla struttura. Le pareti si raccordano con lesene concave all’abside, nella quale è l’altare marmoreo col dinamico rilievo in marmo bianco del Ticciati: S. Caterina abbracciata dal Crocifisso. Sotto l’altare è visibile l’urna d’argento dove è posto il corpo incorrotto della Santa. Altri miracoli legati a S. Caterina sono presentati nei rilievi sulle pareti (G. Ticciati e
V. Foggini), mentre gli eleganti altari marmorei ospitano un bel Martirio di S. Caterina d’Alessandria, di Vincenzo Meucci, una cinquecentesca Natività di Michele delle Colombe e alcune tele del Pucci, autore, anche, degli affreschi sulla volta. Notevole, in una cappellina, il raffinato rilievo marmoreo quattrocentesco con la Madonna e il Bambino, di Matteo Civitali. Contiguo alla chiesa, è il Monastero di S. Vincenzo, di clausura, fondato nel 1503 e notevolmente ampliato nella seconda metà del secolo, al periodo di Caterina de’ Ricci (1522-1590). Entrata tredicenne nel monastero, la Santa, formatasi sul messaggio del Savonarola, lo spiritualizzò progressivamente,
purificandolo da implicazioni politiche e sociali. Le sue notevoli capacità umane e pratiche le consentirono di
guidare a lungo il monastero, ampliandolo grazie alla generosità di Filippo Salviati, suo “figlio spirituale”. Dall’atrio si raggiunge l’anticoro e la contigua Cappella della Madonna dei Papalini: la venerata immagine è un busto in maiolica del primo Cinquecento (con veste settecentesca) davanti al quale si arrestarono i mercenari spagnoli, durante il Sacco del 1512, risparmiando il convento. Sotto la cappellina, che offre una volta a rosoni in cartapesta, secentesca, e una tavola di Santi di Tito, ebbe sepoltura fino al 1732 Caterina de’ Ricci. Vicino, è il vasto Coro monastico (1558-64), su progetto di Baccio Bandinelli, con volta lunettata e alti stalli in noce (1564). Sull’altare, un bellissimo Crocifisso ligneo cinquecentesco, dalle membra esili e contratte, è fiancheggiato da due grandi pale di Michele delle Colombe (1576 ca) con l’Assunta e Scene della Passione. Dello stesso artista sono altre tele nel
Coro, che conserva pregevoli dipinti del Pignoni (Santa Caterina e Santa Tecla), di Lorenzo Lippi (S. Francesco di Sales) e bottega, di Ridolfo del Ghirlandaio (Madonna col Bambino) e dell’ambito del Naldini. Tra le altre zone del convento, visitabili solo in alcuni casi, sono due cappelle, ricche di importanti ricordi della santa: quella “del transito”, dove Caterina de’Ricci morì, e quella nella quale avvenne il celebre abbraccio del Crocifisso.
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