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Pistoia si distingue nel panorama delle antiche città toscane per la peculiarità delle sue chiese medievali, tutte di remotissima origine, che conservano testimonianze artistiche di grande rilievo. Dalla metà del XII secolo, la
città divenne luogo di confronto e collaborazione di maestranze provenienti da culture artistiche diverse, che lasciarono testimonianza della loro arte negli edifici sacri pistoiesi. Le chiese di San Bartolomeo e di Sant’Andrea sono tra i più significativi esempi di architettura romanica pistoiese. Entrambe di origine longobarda, i due edifici furono ampliati e modificati nel corso del XII secolo, assumendo l’aspetto attuale.
Le facciate mostrano lo stesso linguaggio decorativo, che vede gli elementi scultorei inseriti nei giochi geometrici della tessitura marmorea bianca e verde. L’importanza dei portali è sottolineata dai bellissimi architravi, mentre,
all’interno, lo spazio sacro è esaltato dalla presenza dei preziosissimi pulpiti. Nella chiesa di San Bartolomeo si conserva il duecentesco pulpito marmoreo di Guido da Como, un arredo di grande pregio, che ha avuto una complicata storia di collocazione e attribuzione.
Nella chiesa di Sant’Andrea, invece, è possibile ammirare il celebre pulpito di Giovanni Pisano (1298-1301), uno dei massimi capolavori della scultura gotica italiana, strutturalmente affine al modello paterno nel Battistero di Pisa, ma nuovo e originale nel sentimento plastico e di potente espressività nel linguaggio figurativo. Tracce degli antichi cicli pittorici sono ancora visibili sulle pareti di queste chiese, segni che si integrano con i dipinti trecenteschi esposti nelle sale del Museo Civico, allestito al primo piano del Palazzo Comunale. Il museo è costituito in gran parte dalle raccolte provenienti da istituzioni religiose soppresse tra Sette e Ottocento, arricchite da donazioni, acquisti e depositi. Il nucleo fondamentale è quello della pittura su tavola e su tela, che esemplificano il percorso dell’arte pistoiese dal romanico alla locale corrente giottesca del primo ‘300, alle grandi pale d’altare cinquecentesche, fino al Seicento, rappresentato da artisti fiorentini e dal pistoiese Giacinto Gemignani.
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